venerdì 20 dicembre 2013

Emigrati per crisi. Riscoprire l'America un secolo dopo.



Emigrati per crisi. 
Immagino la scritta appesa fuori ad un negozio italiano.  
Ce l'abbiamo nel sangue l'emigrazione, noi italiani. Per inseguire un sogno, per salvare la famiglia, per tornare felici oppure per non tornare più. Un viaggio che a volte faccio è quello nell'archivio della fondazione di Ellis Island, quell'isolotto che dà il benvenuto ai navigatori a New York. All'America. E così scopro che i miei avi hanno creduto in quel sogno e l'hanno vissuto. 
Nel 1899 Stefano Chinappi all'età di 24 anni prese i suoi bagagli e partì da Gaeta (allora chiamata Elena, in onore della regina, in provincia di Caserta). Raggiunta Napoli s'imbarcò sulla Alsatia, nave di fattura scozzese che portava 156 passeggeri in prima classe e 1100 in terza viaggiando a 13 nodi (poco più di 20 km/h). Un viaggio enorme, bestiale. Ma in regola. Quando le giovani e vaste lande americane erano braccia aperte per i disperati. 
Stefano era un ragazzo che non aveva nulla da perdere. Non era sposato, non aveva figli. Forse era fidanzato. Forse era innamorato. Probabilmente qualcuno ha pianto salutandolo sulla porta di casa.
Stefano ha gridato “America!” il 15 maggio del 1899. E dev’essere stato un grido liberatorio. Che in un istante gli ha fatto scordare le pene del passato, il viaggio interminabile, la fatica. E gli ha fatto tornare la speranza. 
Le pratiche di arrivo, la quarantena a Ellis Island e poi via, ad abbracciare l’America. 
Nel 1907 Stefano era tornato in Italia, si era sposato e a 33 anni rifece il viaggio a bordo della Republic, nave a vapore che viaggiava a 16 nodi, in direzione America dove vi arrivò il 23 maggio.
Nel 1903 Antonio Chinappi aveva 12 anni e attraversò l’oceano Atlantico. Anche lui, forse assieme ai genitori, partì da Gaeta. Raggiunse Ellis Island il 16 maggio. Vent’anni dopo tornò in Italia. Probabilmente aveva fatto fortuna ed era tornato per portarsi dietro qualcuno. Per aprire le porte della nuova casa, di una nuova terra, di un futuro sereno per i suoi familiari. O forse aveva solo nostalgia di quella terra che aveva conosciuto da bambino. In ogni modo ripartì a 32 anni per Summerville, dove si era stabilito e aveva trovato moglie. 
Nel 1904 sbarcò a New York Luigi Chinappi. Aveva 62 anni e magari era il nonno del piccolo Antonio. 
Tre anni dopo partirono anche Francesco (18 anni, single) e Cosmo (36 anni, sposato) a bordo della Cretic, una nave inglese che viaggiava a 16 nodi trasportando 260 viaggiatori in prima classe, 250 in seconda e mille in terza. Magari erano fratelli, cugini o comunque erano legati da uno stretto vincolo di parentela e avrebbero provato a costruire insieme il futuro per le loro famiglie. Il sole batteva sulla prua quando i due avvistarono terra. Era il 27 luglio del 1907. E il sogno americano stava solo cominciando.
Nel 1910 un altro Antonio Chinappi salì a bordo della Celtic, una delle più grandi navi nei primi anni del ‘900, dotata di un’ottima seconda classe. Aveva 25 anni ed era single.
Poi ci fu una lunga pausa. Dal 1910 fino al 1920 nessun Chinappi fece la grande traversata. Probabilmente fu anche la guerra a bloccare i viaggi migratori. I giovani d’altronde erano chiamati a servire la patria. E qualcuno addirittura tornò per compiere la missione. 
Uno di questi potrebbe essere Francesco Chinappi, già emigrato diciottenne assieme a Cosmo. C’è la possibilità che rientrato in Italia e sopravvissuto al ’15-’18 tornò a costruire il suo sogno americano. Lo ritroviamo, stavolta sposato, a bordo della “Ferdinando Palasciano”, nave militare tedesca catturata dagli italiani nel 1915, trasformata prima in nave ospedale e poi ceduta alle Ferrovie dello Stato. Salpò da Napoli per raggiungere New York il 3 luglio del 1920.
Infine l’archivio della fondazione di Ellis Island ci dà notizia del viaggio di Erasmo Chinappi, anche lui di origine gaetana. Era già un uomo quando, a 39 anni, insieme a sua moglie salì a bordo della “Dante Alighieri” costruita dalla società Esercizio Bacini di Riva Trigoso nel 1914. Il viaggio dovette essere molto duro poiché la nave attraversò l’oceano in pieno inverno. Ma l’arrivo a Ellis Island fu la nuova primavera. Era il 10 marzo del 1921.
Un secolo è passato da quegli anni di migrazioni. L’America qualcuno l’ha trovata oltreoceano, altri l’hanno costruita qui. Poi le cose sono iniziate a cambiare. 
Il vortice della crisi, l’Europa, l’Italia stretta in una morsa. E pochi, pochissimi sogni. 
Questo manca agli uomini del duemila. Siamo regrediti ma abbiamo scordato i sogni, che  invece hanno salvato la vita ai nostri avi. Come loro siamo disperati ma loro avevano un tesoro chiamato coraggio. Noi no. 
Il coraggio di ammettere di non poter più vivere nel benessere, nell’epoca del consumo. Il coraggio di ritrovarsi, di riscoprire sé stessi. Il coraggio di cambiare rotta. E puntare verso la nostra America. 

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