martedì 19 marzo 2013

Il primo ostacolo del comunicatore è il suo committente. Papa Francesco insegna.

Il primo nodo che un consulente di comunicazione si trova a dover sciogliere è il rapporto con il suo committente. Ossia il responsabile del servizio o del prodotto oggetto del progetto di comunicazione di cui è stato incaricato.

L'esigenza di riformare la professione di comunicatore parte esattamente da qui.

Troppo spesso, infatti, portavoce e addetti stampa si trovano ad eseguire un compito così come gli viene  commissionato. Perché conviene, diciamolo chiaramente, accontentare il proprio committente. Sarà, ci diciamo, più contento del servizio. Noi avremmo fatto quello che lui ci ha chiesto e lui pagherà la prestazione con piacere. 

Ma. Se il nostro cliente fosse così bravo a comunicare non avrebbe certo bisogno di arruolare un professionista. La maggior parte delle volte le scelte comunicative assunte per accontentare il cliente si rivelano in realtà inefficaci. Lui sarà contento perché abbiamo sostenuto le sue idee. Ma noi avremmo mancato l'obiettivo reale. Che poi è il motivo per cui siamo lì.

Una riforma del sistema comunicazione deve dunque partire dal presupposto secondo cui un professionista della comunicazione deve proporre strategie mirate al raggiungimento degli obiettivi. Deve sostenere il suo progetto anche di fronte al proprio cliente e instaurare prima di tutto con lui una relazione di fiducia reciproca. Mostrandogli così la differenza effettiva tra un sistema di comunicazione davvero efficace e l'altro solo apparentemente.

Una relazione di fiducia si instaura se esiste prima di tutto un canale relazionale fluido tra il comunicatore e il suo cliente. Dunque il lavoro inizia a monte. Se un comunicatore è in grado di far comunicare gli altri deve prima di tutto essere in grado di ottenere efficacia nella comunicazione con il proprio committente.

Torno a prendere a esempio il nuovo Papa. Un caso in cui l'oggetto della comunicazione diventa modello per i professionisti del settore. La sua voce ha rotto con il sistema tradizionale di addetti stampa e compagnia. È stato lui a dimostrare che comunicare secondo quanto impone il sistema Chiesa non è affatto utile al raggiungimento del principale obiettivo dell'istituzione religiosa: conquistare i fedeli. E  ha fatto a modo suo.

L'orda di comunicatori vaticani che si affanna quotidianamente a scrivere comunicati stampa e discorsi affettati stava infatti accontentando un vecchio sistema che si è rivelato definitivamente inefficace. Uno staff formato da professionisti patinati adagiati su quanto veniva chiesto loro di fare. Perché, certamente, osare avrebbe significato scardinare le paure ataviche della Chiesa. E nessuno se non un Papa, avrebbe potuto farlo. 

Ecco. Papa Francesco ha sconfitto la paura e si è messo in relazione con il resto del mondo. Per farlo ha dovuto "sintonizzarsi" con la gente.

Di "sintonizzazione" parleremo prossimamente.
Intanto ragioniamo sul modello del Papa. Se ha osato ed ottenuto, per ora, enormi vantaggi sull'obiettivo vaticano perché dunque non osare anche in politica
L'esigenza di una riforma c'è. E può partire dalle strategie di comunicazione.

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