martedì 5 febbraio 2013

Come combattere la sfiducia degli elettori. Alla ricerca di un'ipotesi strategica.



Arrivare a conquistare un voto significa essersi guadagnato la fiducia di un elettore.
Quando però l'ardua impresa non riesce si passa all'uso di strumenti come il voto di scambio, le minacce, le promesse ai disperati. E via dicendo.
Il che può anche funzionare. Ma non a lungo termine.

Conoscere i motivi della sfiducia dei cittadini è dunque un passo fondamentale per qualsiasi candidato che voglia davvero conquistare un ampio bacino elettorale. Con conseguenze solide e a lungo termine.

È opinione diffusa che tutti i candidati hanno un interesse personale. Gli italiani, in particolare, di una cosa sono davvero certi: l'interesse dei candidati è quello di conquistarsi la poltrona

E questo è innegabile. Perché è la verità. Chiunque abbia scelto di fare politica ha interesse a fare carriera. Non potrebbe essere altrimenti. Anche un medico, un insegnante, un artigiano vogliono avere successo nel proprio lavoro. Ed è altrettanto chiaro che un politico farà il possibile per ottenere quel posto

Ma gli italiani vanno oltre. L'esperienza degli ultimi anni ha rafforzato in loro l'idea che i politici non solo vogliono vincere le elezioni per avere una poltrona e fare carriera. Soprattutto hanno sete di potere, di soldi. Il male diffuso che un candidato oggi si trova a dover fronteggiare e sconfiggere è l'idea che i politici vogliano assicurarsi un posto in prima fila che gli permetta di vivere una vita agiata, nello sfarzo e nella lussuria

Sono passati duemila anni dall'Impero e poco è cambiato.

Ma tant'è. Se questa è la realtà bisogna guardarla in faccia. 

Il conflitto d'interesse, secondo il ricercatore Dan Ariely, è scolpito in ciascun individuo. Il problema è che in alcuni casi nemmeno l'individuo stesso ne ha consapevolezza. Magari crede di avere solo ottime intenzioni. E se riusciamo ad avere la percezione di quanto siamo ciechi davanti ai nostri veri e profondi interessi figuriamoci quanto possiamo esserlo degli altri.
Quello che conta dunque è essere onesti. E non è un luogo comune. È una sfida.
Nessuno sarebbe così stupido da voler ammettere i propri difetti in pubblico. Nessuno crederebbe ad un venditore porta a porta che elencasse i difetti dell'aspirapolvere che vuole venderci.
Ma ne siamo proprio sicuri?

Mettiamo che un candidato domani decida di rilasciare questa dichiarazione
"Prometto di cancellarmi lo stipendio una volta eletto. Prometto di conservare integra la mia famiglia per dare un buon esempio alla cittadinanza. Prometto di impegnarmi per il bene del paese".
Nessuno lo crederà

Mettiamo che invece quel candidato domani dichiari:
"Mi sono candidato perché voglio conquistare la mia poltrona al governo. Voglio fare carriera, voglio avere potere". 
Sarà paradossalmente molto più credibile

Avrete molta più difficoltà a credere in un venditore porta a porta che vi presenta solo i pregi del suo aspirapolvere.

È chiaro che non è esattamente questa la strategia di comunicazione che consiglierei ad un candidato.
Ma inizierei certamente a ragionare sulla consapevolezza dei meccanismi di fiducia, attorno all'idea dell'interesse personale per iniziare a scardinare il muro della sfiducia.

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